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mercoledì 25 gennaio 2017

Cogliere l'opportunità - Il PMS

Nei primissimi tempi - da vero principiante digiuno di tutto - pensavo che per ballare bene il tango avrei dovuto semplicemente imparare un certo numero di figure. Poi, una volta consolidato un buon repertorio, avrei potuto semplicemente sceglierne qualcuna e concatenarla in una sequenza fluida adattata alla musica. In effetti si vede molto in giro, questo tipo di tango. Anche nelle scuole, specialmente per le classi numerose, gli insegnanti sono quasi costretti a impostare le lezioni su una o due figure isolate, sulle quali si fa pratica "fino a quando non vengono bene".

Questo approccio, tuttavia, si rivela presto abbastanza frustrante per l'allievo, poiché ballando "per figure successive" si ottiene un tango povero, schematico, ripetitivo e facile da dimenticare. Succede così che noi uomini, ai quali tocca la guida, ci troviamo spesso improvvisamente paralizzati, con la mente vuota, incapaci di proporre qualcosa di diverso e di stimolante all'occasionale partner. Ancora peggio, ci ritroviamo a ballare sempre "lo stesso tango", la stessa sequenza di figure imparate a pappagallo, senza tenere conto del brano musicale e dell'orchestra che lo esegue. 
Le nostre partner, ovviamente, si adeguano come possono, diventando anche loro rigide e prevedibili.
Soltanto un'assidua pratica può in parte supplire a questi limiti. 

In effetti, il massimo che si può ottenere ballando "per figure" è di riuscire a ballare bene con una sola partner: quella che ormai sa a memoria quello che stiamo per fare e quasi ci anticipa. Cambiando partner, tutto crolla. Dove finisce, allora il fascino di questo ballo, nato proprio per favorire un incontro armonico ed eccitante tra perfetti sconosciuti? 

Con la mia insegnante Eleonora (ho ricevuto il suo consenso, quindi posso chiamarla con il suo nome), abbiamo spesso parlato di questo problema. La conclusione, ci sembra, è che per arrivare a ballare un tango di buon livello, bisogna che ciascuno dei due ballerini della coppia sia in grado di saper cogliere le opportunità che l'altro gli offre. Solo così il tango diventa dialogo: proposta, ascolto e risposta. E solo così il tango diventa un'espressione di libertà personale e di accettazione della libertà altrui allo stesso tempo.

Tecnicamente, la prima e più facile espressione di questa libertà è basata sulla considerazione che fra due passi consecutivi qualsiasi, esiste un punto di collegamento invariabile, in cui entrambi i ballerini si ritrovano almeno per un brevissimo istante praticamente fermi, abbracciati e con i talloni riuniti, ma attenzione! ciascuno con il peso su un solo piede. 
Si tratta di quello che ho deciso di chiamare il punto morto superiore del passo, o PMS.





Si noti che il punto morto superiore non arriva a conclusione del passo, bensì durante quest'ultimo, stando alla definizione che ho dato altrove.





Questa condizione di PMS è importantissima da comprendere, se non altro perché è l'unica in grado di rendere possibile il cambio di direzione coordinato e armonico da parte della coppia. Tutti i pivot, giros, ochos ecc. si impostano e si realizzano a partire da un PMS ben impostato.

Quando la coppia è al PMS, l'uomo ha - almeno teoricamente - la libera scelta fra 6 alternative di base su dove mandare la propria gamba libera e appoggiare il piede per concludere il passo. La risposta della donna avrà altrettante possibilità. Naturalmente, a ciascuno di questi movimenti della gamba libera potranno essere associati movimenti diversi della metà superiore del corpo di ciascuno dei due ballerini, con conseguente sviluppo di figure sempre nuove. 
Ma non complichiamo anzitempo le cose e vediamo quali sono queste 6 alternative di base che si presentano quando si esce dal PMS e si va ad appoggiare il piede libero a conclusione del passo.




Nella figura si vedono le impronte dei piedi del ballerino nel caso in cui il piede di appoggio sia il destro (evidenziato con il riempimento di colore azzurro). 
Nel caso in cui il piede di appoggio sia il sinistro, le posizioni risultano ovviamente invertite, come si vede in questa seconda figura.




Ogni volta che la coppia si trova nel PMS di un passo, il piede libero di ciascun ballerino è in "posizione 1". 

Le frecce azzurre indicano due cose ben precise:

  • dalla posizione 1 il ballerino può andare in una qualsiasi delle altre posizioni
  • nel tango, il piede libero non passa mai da una posizione all'altra senza prima tornare in posizione 1 (non ci sono, ad esempio, frecce che passano direttamente da 3 a 2; la sequenza corretta per un passo del genere sarebbe 3-1-2, con il PMS ben marcato al centro del passo)

Vi ricordo a questo punto l'esercizio descritto in un precedente post, in cui il piede libero spazzava il pavimento allungandosi in direzioni diverse: riconoscerete a questo punto le 6 posizioni sopra illustrate. Provate a ripeterlo cercando di focalizzare bene il punto morto superiore di ciascun movimento.




Mi fermo qui, per il momento. Nel prossimo post vedremo come scrivere questi 6 movimenti fondamentali in Gabonotation.

Alla prossima!

Gabriel

sabato 21 gennaio 2017

Camminata e Gabonotation

Per "camminata" intendo ovviamente la sequenza di passi che permette alla coppia abbracciata di procedere lungo la ronda, circumnavigando in senso antiorario la sala (traffico permettendo).
Voglio adesso spiegarvi come si scrive una camminata semplice in Gabonotation
L'esempio che faccio è il più elementare: 


  • la coppia è inizialmente ferma, correttamente abbracciata
  • l'uomo guida un primo passo in avanti col suo piede sinistro e la donna risponde mandando indietro il suo piede destro
  • l'uomo guida poi un secondo passo in avanti col piede destro, mentre la donna risponde indietreggiando col piede sinistro 
  • la sequenza si ripete identica per un certo numero di passi, fino a quando l'uomo unisce il piede rimasto indietro all'altro e si ferma, mentre la donna si ferma unendo il piede rimasto avanti all'altro.


Cosa manca a questa pur lunga e tediosa descrizione? Manca praticamente tutto il tango! Eppure essa contiene tutti gli elementi necessari e sufficienti affinché due ballerini di tango sappiano esattamente cosa fare. Anche riducendola all'osso, ad esempio "Camminare in avanti per tre passi e poi fermarsi", sia l'uomo che la donna passerebbero ad eseguire in modo perfetto e senza esitazioni la figura così succintamente descritta.
L'abbraccio, la frontalità, l'intensità dei movimenti e la loro coordinazione sono fissati una volta per tutte e mantenuti praticamente costanti in ciascun passo, cosicché non è necessario includerli esplicitamente nella notazione. 
Anche tutte le considerazioni stilistiche non trovano spazio nella notazione strettamente intesa, poiché sono lasciate al gusto e alla sensibilità di chi balla e fanno parte di quella libertà di improvvisazione sulla musica che rappresenta il "sale" del tango.  
Volendo scrivere una coreografia, le notazioni stilistiche e dinamiche compariranno come brevi frasi o sigle accanto al doppio rigo, così come avviene in una partitura musicale.

Non mi dilungo oltre e passo a mostrarvi sotto come si scrive una camminata di quattro passi, per poi commentarla in dettaglio.












Tutto qui! Il doppio rigo si legge da sinistra destra. Sappiamo già che il rigo superiore si riferisce ai passi dell'uomo, mentre quello inferiore riporta i corrispondenti passi della donna, allineati sulla stessa verticale. I puntini iniziali li abbiamo già incontrati e rappresentano i due ballerini fermi nell'abbraccio a piedi uniti. La stanghetta verticale rappresenta la linea delle spalle, che in questa camminata rimane sempre, per entrambi i ballerini, sostanzialmente perpendicolare alla direzione di spostamento della coppia simboleggiata dalla linea centrale di ciascun rigo. Il cerchietto vuoto rappresenta invece da quale lato viene spostato il peso del corpo. La freccia, infine, rappresenta il movimento del piede libero (e della relativa gamba, naturalmente). Nel nostro esempio abbiamo due tipi di passo: 
- un passo iniziale o finale, che parte dai piedi uniti oppure riunisce i piedi, ed è dato dalla freccia a punta singola
- un passo completo, in cui il piede libero da dietro viene portato avanti, oppure dal davanti viene portato dietro, ed è simboleggiato con la freccia a punta doppia.

La particolarità di questa notazione è che si leggono i movimenti di ciascun ballerino così come lui (o lei) li vede, dalla sua personale prospettiva. 

Analizziamo passo per passo (il rettangolo azzurro):


  •  L'uomo e la donna sono abbracciati, fermi e a piedi uniti



















  • L'uomo sposta il peso sul piede sinistro e avanza il destro. La donna sposta il peso sul piede destro e arretra il sinistro.





  • L'uomo sposta il peso sul piede destro e compie un passo in avanti col sinistro. La donna sposta il peso sul piede sinistro e compie un passo indietro col destro.















  • L'uomo compie un altro passo in avanti, stavolta col piede destro. La donna compie un altro passo indietro, col sinistro.















  • L'uomo avanza il piede sinistro e lo riunisce al destro. La donna arretra il piede destro e lo riunisce al sinistro.















  • I due ballerini si ritrovano abbracciati, fermi e a piedi uniti.




Non è poi così difficile!

Il bello della faccenda è che la Gabonotation si può scrivere sincronizzata alla musica, come nell'esempio qui sotto:


In questo modo diventa semplice tenere traccia di coreografie altrimenti difficili da ricordare e ricostruire dopo qualche tempo. 
Anche i numerosi testi didattici sul tango potranno avvantaggiarsi di questo flessibile supporto didattico, di cui vedremo ulteriori dettagli in un prossimo futuro.  


Alla prossima,


Gabriel

sabato 14 gennaio 2017

Passo e abbraccio: motore e trasmissione

Nel precedente post "Il tango si balla su un piede solo" ho cominciato a definire cosa è un passo. Ho soltanto cominciato, poiché ci sono altri punti importantissimi da chiarire, per poter poi arrivare a comprendere come si deve camminare nel tango. 
Il "problema", ma anche il bello, è che si cammina abbracciati a una donna (da qui in avanti, per semplicità, chiameremo convenzionalmente così il follower), che deve poterci seguire comodamente, senza essere tirata, spinta, bloccata o addirittura schiacciata. 



Ebbene, la mia insegnante, giustamente, ha cominciato fin da subito a insistere moltissimo su questo aspetto: la famosa marca (il segnale) con cui l'uomo comunica alla donna l'intenzione di compiere un determinato passo e la invita a rispondere di conseguenza con il passo coordinato, non è praticamente mai un'azione fisica sulla donna stessa. Mai e poi mai, soprattutto, è un'azione diretta delle mani o delle braccia!
Si tratta invece di un'azione molto più sottile, in cui l'uomo compie in modo esatto e corretto i propri passi (e i conseguenti movimenti del busto e del bacino) e, in conseguenza di ciò, attraverso l'abbraccio mantenuto elasticamente stabile, fa arrivare automaticamente alla donna tutti i segnali necessari e sufficienti per la sua quasi istantanea e corretta risposta. Con una metafora automobilistica, il passo è il motore del ballo, mentre l'abbraccio è la trasmissione. 
Perfino l'abbraccio stesso, a uno stadio più avanzato, diventa solo parzialmente un qualcosa di fisico, di materiale. L'abbraccio, infatti, è soprattutto la continua consapevolezza che i due ballerini hanno di doversi muovere in armonia l'uno rispetto all'altro; non è altro che la conseguenza stilistica di un qualcosa di molto più profondo che qualche volta viene chiamato "frontalità"e di cui parleremo in un post successivo. 
Si può ballare un bellissimo tango perfino tenendo le mani distese lungo il corpo, senza toccarsi minimamente. La guida esiste anche in questo caso e l'intesa dei ballerini sembra confinare con la telepatia, mentre invece si tratta della dimostrazione del punto che ho cercato di stabilire poco sopra: se l'uomo fa i suoi passi in modo corretto, la donna potrà rispondere in modo altrettanto corretto, senza bisogno di "incoraggiamenti" sotto forma di spinte o tirate di braccia. Naturalmente, sto parlando di una donna che sappia ballare bene il tango!

Questo signore qui sotto, mostra come il passo possa caratterizzare l'uomo elegante non solo in milonga, ma anche per la strada e in ogni possibile occasione. 



Esercitiamoci, dunque!

Alla prossima

Gabriel





mercoledì 11 gennaio 2017

Il tango si balla su un piede solo




Ci siamo lasciati lasciando in sospeso una questione importante: cosa è un "passo"? Quando comincia, quando finisce? Perché è importante saperlo?

Chiarisco subito un punto: a tutti i principianti, me compreso, viene insegnato il cosiddetto "passo base" (salida basica). Mentre ce lo insegnano, ci dicono che in realtà non lo si balla mai e che ballarlo è indice, per l'appunto, di principiantaggine acuta. Si tratta però di una specie di stratagemma didattico, utile per rompere il ghiaccio.
Ebbene, io non mi riferisco a "quel" passo, bensì a un qualcosa di più fondamentale e niente affatto banale.

 Immaginiamo una ripresa al rallentatore: una persona è ferma in piedi. Il suo peso è uniformemente ripartito sui due piedi. Mantenendo questo assetto, l'unico modo che avrebbe per spostarsi sarebbe quello di saltare a piedi uniti. Invece, volendo camminare, questa persona deve fare una serie di operazioni piuttosto complesse, che però si possono riassumere così:

- prima deve portare il proprio peso interamente su una gamba, così da liberare l'altra
- poi può sbilanciarsi nella direzione verso cui vuole procedere
- infine evita di cadere, facendo oscillare come un pendolo la gamba libera e appoggiando il piede libero a terra nella direzione dello sbilanciamento.

Questa sequenza è quello che qui intendo definire come "passo". 

Ovviamente, il passo che viene in mente per primo è quello in avanti, ma la sequenza è identica anche per il passo indietro, laterale, incrociato, diagonale e ogni altra variante che si possa immaginare. Fateci caso.



A qualcuno potrà sembrare che la sequenza sia incompleta, poiché manca la famosa chiusura finale dei piedi. Se però si considerano bene le cose, quest'ultimo movimento è, in realtà, il primo del passo successivo! Infatti, per chiudere i piedi bisogna portare il proprio peso interamente sul piede che fino a un istante prima era quello libero, così da liberare l'altro. Seguirà un ulteriore sbilanciamento nella stessa direzione, oppure in una direzione diversa, o anche uno sbilanciamento minimo, che riporterà il peso ugualmente ripartito sui due piedi: quest'ultima è la fermata, che - se vista così - segue anch'essa la sequenza fondamentale del "passo".

Il tango, quindi, si balla stando per la maggior parte del tempo in equilibrio su un solo piede, mentre l'altro si sposta nella direzione dello sbilanciamento del corpo.

Attenzione! Lo sbilanciamento del corpo non avviene "buttandosi", cioè tuffandosi con la testa in avanti, oppure col sedere all'indietro. Non sarebbe bello da vedere. Lo sbilanciamento avviene proprio come nel semplice esercizio che abbiamo visto nell'ultima parte del post "Il tango è camminare abbracciati": l'impulso parte dal piede di appoggio e sale attraverso la caviglia e i muscoli del polpaccio e della coscia, per risalire poi fino al baricentro, che si sposterà fino a uscire dalla verticale del piede di appoggio e porterà il corpo a cadere con naturalezza e controllo nella direzione voluta. La forza propulsiva del passo è attiva e proviene direttamente dalla reazione del pavimento alla spinta del piede di appoggio. E' per questo che molti ottimi insegnanti di tango insistono nel sottolineare che i ballerini devono avere il piede di appoggio piantato, quasi come radicato profondamente nel terreno, mentre il piede libero accarezza e spolvera il pavimento.

Compiendo più volte di seguito la sequenza fondamentale sopra descritta, si ottiene una serie di passi consecutivi, cioè la camminata. Prima di affrontare quest'ultima, però, la mia insegnante mi ha suggerito un esercizio che permette di comprendere a fondo la sequenza del passo. Ve lo passo in breve, sottolineando che i primi anni di apprendistato nel tango si giovano grandemente di esercizi che si possono fare da soli, quindi anche a casa in tutta tranquillità, magari davanti a uno specchio a figura intera, o più modernamente davanti a una webcam, osservandosi criticamente sul monitor del pc di casa.

Dunque fate così:

1) rimanendo in posizione "fermo in piedi" e mantenendo l’asse verticale
2) spostate lentamente il peso sul piede sinistro e
3) strisciando lievemente sul pavimento la zona della suola corrispondente alla base dell’alluce
4) portate il piede destro (che è libero) in avanti; non trasferite il peso del corpo, limitatevi a tenere il piede aderente al pavimento
5) rientrate col piede destro nella posizione di partenza, mantenendo però il piede libero e il peso tutto sul piede sinistro; visto da fuori, non si deve notare che il peso è tutto su un piede solo
6) portate ora il piede destro lateralmente verso destra
7) rientrate in posizione di partenza come prima
8) ripetete questa manovra portando il piede indietro e poi anche lateralmente a sinistra, incrociando il piede di appoggio prima da dietro e infine da davanti, ogni volta rientrando nella posizione di partenza
9) completato il giro delle posizioni, spostate il peso sul piede destro, scambiando quindi i ruoli di gamba di appoggio e di gamba libera, e ripetete l'intera sequenza di movimenti con il piede sinistro (avanti, laterale in apertura, indietro, laterale incrociato dietro, laterale incrociato davanti).

Per tutto l’esercizio, la postura del corpo deve rimanere il più possibile inalterata: busto dritto, sguardo in avanti, braccia e spalle rilassate, petto leggermente in avanti, gambe dritte ma senza rigidezza o bloccaggio delle ginocchia. 
La distanza a cui deve arrivare la punta del piede libero deve essere quella consentita da entrambe le gambe mantenute naturalmente distese. 
I movimenti devono essere leggeri ed eleganti, compiuti senza fretta e dando allo stesso tempo un’impressione di forza elastica controllata. 
Dovrete fare attenzione a un sacco di cose: a non piegare il corpo, a non sollevare mai il piede libero dal pavimento, a non portare il peso del corpo sul piede libero, a non piegare le ginocchia, a non abbassare la testa, a non perdere l’equilibrio, a non piegare il busto, a non spingere il sedere all’indietro, e in genere a tutto quello che impedisce di rimanere "in asse". 
Se l’esercizio è eseguito correttamente, si dovrebbero “sentire” soprattutto i muscoli dei glutei e gli addominali. 

Fate tutti i giorni almeno tre ripetizioni dell'esercizio completo e, gradualmente, comincerete spontaneamente a voler tenere il bacino bene allineato mentre mandate la gamba avanti, di lato e indietro. Per ottenere questo risultato, utile per non perdere l'equilibrio e rimanere in asse, vedrete che vi verrà spontaneo ruotare leggermente le spalle in modo da portare in avanti la spalla opposta al piede che si sta muovendo in avanti, e viceversa. Questa cosa è molto desiderabile, quindi fate di tutto per renderla sempre più evidente. Alla fine diventerete bravi come questo signore qui sotto. Studiatevi questa foto e cercate di imitare ogni particolare. C'è dentro quasi tutto quello che bisogna saper fare per ballare bene il tango.




Alla prossima!

Gabriel


martedì 10 gennaio 2017

Il tango è un passo alla volta



Il tango non è come gli altri balli. 
Ci ho messo qualche mese a capirlo, soprattutto perché non ho mai praticato gli altri balli. Ma la mia insegnante sì! 
Lei (un giorno, ottenuto il suo consenso, la chiamerò col suo nome) è arrivata al tango passando per ogni altra danza concepibile. E lì si è fermata (questa è una mia opinione), perché ha trovato quello che in verità stava cercando: un modo per vivere e scambiare l'armonia e l'energia della musica con un altro essere umano, magari mai incontrato prima, creando una specie di improvvisazione musicale "a quattro piedi"!

Facciamo a capirsi: ballare il tango non significa imparare decine di "figure" dai nomi più o meno suggestivi. Quella è una naturale conseguenza della pratica e dell'esperienza accumulata, ma non è la sostanza. Ballare il tango non significa neppure seguire un ritmo o andare a tempo: questo è un requisito tecnico di base, ma non è la sostanza.

La sostanza del tango è contenuta in un solo, fondamentale elemento: il passo.
Il tango inizia, si svolge e si compie interamente ad ogni singolo passo.

Osservate i bravi ballerini di tango: il leader (tocca a noi, signori uomini!) guida ogni singolo passo e lo porta a completa chiusura prima di guidare il passo successivo. Chi segue (la nostra dolce ed esigente occasionale partner), riceve in un istante l'impulso esatto e perfettamente dosato che porterà alla reazione appropriata, cioè alla sua esecuzione di un singolo passo coordinato, fino a completa chiusura del medesimo. In quel momento entrambi i ballerini si troveranno in una condizione di perfetto equilibrio sul proprio asse e il leader potrà liberamente scegliere e proporre il passo successivo, fra decine di possibili alternative. 




E' questo il "trucco" che nel tango permette la continua improvvisazione e la conseguente libertà di interpretare ogni battuta musicale in modo sempre diverso: ballare ogni passo come se fosse il primo e l'ultimo. Questo rimane vero anche quando la coppia sembra volteggiare vorticosamente in figure intricatissime: sono "solo" passi, uno dopo l'altro, ciascuno perfettamente completo e chiuso.




E' così che il tango diventa l'espressione visibile di un'emozione vissuta e scambiata fra i due ballerini. E quando funziona, lo sapete già, è uno spettacolo in grado di volta in volta di commuovere, turbare, entusiasmare.

Tutto ciò non è facile da capire, inizialmente. La testa magari capisce, ma il corpo non è pronto a rispondere, non è abituato a prendere la leadership e spesso si blocca, impacciato.
Se volete un esempio di ciò, guardate qui il tango che Barack Obama è stato praticamente "costretto" a ballare durante una sua visita in Argentina. E' evidente il disorientamento e la completa passività nei confronti della brava e intraprendente ballerina. Tuttavia, questo video dimostra anche che, per chi ha un minimo di spirito e di vitalità, non c'è imbarazzo o senso di vergogna che tenga: muoviamo le gambe, affidiamoci al partner volenteroso e in breve tempo ci prenderemo gusto e anche il nostro stile migliorerà.


Allora nel prossimo post vi racconterò come la mia insegnante ha cominciato ad aiutare il mio corpo, stabilendo una volta per tutte dove inzia e dove finisce "un passo" e cominciando a farmi camminare come si deve.

Alla prossima!

Gabriel





domenica 8 gennaio 2017

Scrivere il Tango: primi passi nella Gabonotation

Può sembrare superfluo introdurre un sistema di notazione che permetta di scrivere i movimenti del tango. 
Di fatto, nessuno lo usa. 

Invece, secondo me, si tratta di uno strumento didattico utilissimo, poiché consente di tenere traccia dei contenuti che mano a mano vengono appresi a lezione e, volendo, di riprenderli ogni volta che si vuole per un ripasso. Per chi ama preparare esibizioni, poi, la possibilità di scrivere le coreografie dovrebbe a mio parere risultare molto interessante. 

Ho chiamato il mio sistema GaboNotation, ma confesso subito che si tratta del perfezionamento (secondo me) di un sistema inventato dal matematico-informatico-tanguero tedesco Manuel Bodirsky, una quindicina di anni fa, e pubblicato nel 2004 sul n° 3 della rivista "Tangodanza". A lui, quindi, il mio doveroso riconoscimento della giusta intuizione iniziale!

La GaboNotation soddisfa alcuni requisiti fondamentali, in quanto  si tratta di un sistema:
- Facile: chiunque può impararlo velocemente
- Chiaro: fornisce tutti gli elementi fondamentali, senza inutili fronzoli
- Completo: qualsiasi movimento, passo o coreografia può essere tradotto in forma scritta
- Integrato: la notazione può essere scritta in parallelo allo spartito musicale, sullo stesso foglio
- Specifico: la notazione si applica specificamente al tango, cioè a un ballo di coppia in cui un leader e un follower eseguono movimenti distinti, ma strettamente coordinati; niente a che vedere con i sistemi in uso per la danza classica (Labanotation, Benesh Movement Notation, ecc,)
- Flessibile: adatto a ogni stile di tango
- Espressivo: la notazione fornisce informazioni anche sulla "dimensione" dei movimenti (si veda più oltre).

Da dove partire? Direi dalla cosa più elementare: lo stare fermi in piedi. In GaboNotation si scrive così:




Abbiamo un rigo formato da tre linee orizzontali e un puntino nero posizionato sulla linea centrale. Tutto qui. Possiamo immaginare che il puntino nero sia la schematizzazione della posizione del ballerino visto dall'alto, mentre sta fermo e a piedi uniti. 

Nel post "Il tango è camminare abbracciati" vi avevo suggerito un piccolo esercizio da svolgere a piedi uniti, così da sviluppare l'equilibrio statico e correggere la postura.  Adesso vi insegno come potreste scriverlo su un quaderno di appunti, dove potrete cominciare a riunire tutti i movimenti che un principiante deve riuscire a padroneggiare prima ancora di pensare a ballare un tango.


Come vedete, ho scritto un doppio rigo e su di esso ho posto, allineati in verticale, due puntini neri. Questa notazione rappresenta la coppia di ballerini, abbracciati, uno di fronte all'altro, fermi e a piedi uniti. Il rigo superiore è riservato al leader (spesso l'uomo), cioè a chi guida e propone i passi da compiere. Il rigo inferiore è riservato al follower (spesso la donna), cioè a chi ascolta e reagisce alla guida ricevuta.

Se volessimo tradurre la notazione in modo più pittorico, disegnando le impronte dei due ballerini, otterremmo il seguente disegno:


Abbiamo così imparato la nostra primissima notazione di tango. Ogni volta che introdurrò un movimento nuovo, vi introdurrò anche la corrispondente scrittura in GaboNotation. Così non farete indigestione!

Alla prossima

Gabriel

venerdì 6 gennaio 2017

Il tango è camminare abbracciati.

Se prescindiamo dalla musica, due sono i punti nodali del tango: la camminata e l'abbraccio.

La mia prima lezione ha dimostrato in modo incontrovertibile la mia scarsissima abilità in entrambi. La mia insegnante mi ha subito tranquillizzato chiarendo che, se tutto va bene, un principiante mediamente dotato impiega alcuni anni per apprendere a camminare e a mantenere un abbraccio decente. Molti non imparano mai, veramente. Sono coloro per i quali dieci o venti anni di tango significano soltanto avere ripetuto per dieci o venti volte il primo anno.
In ogni caso, la frustrazione di scoprire di non saper camminare è stata grande. Subito dopo, però, è iniziato un percorso affascinante di riscoperta del corpo e delle sue potenzialità nascoste. Una strada che non ha virtualmente mai fine e che rende il tango sempre nuovo e vitale, proprio perché noi siamo sempre nuovi e diversi ogni volta.

Si cammina partendo da fermi, e così il primo difetto che ho dovuto cominciare a combattere è stata addirittura la mia postura da fermo in piedi. Mi è stato fatto notare che, tenendo il baricentro troppo arretrato, il mio peso gravava prevalentemente sui talloni. Eppure a me non pareva proprio di stare col corpo all'indietro, anche se i grandi specchi che ricoprono le pareti della sala in cui faccio lezione non lasciavano adito ad alcun dubbio. E poi, provando a sbilanciarmi in avanti, avevo subito la sensazione di cadere. 

Ma questo era dovuto a un malinteso: non dovevo affatto sbilanciarmi, bensì riallineare il mio asse

Non è possibile esagerare l'importanza del concetto di "asse" nel tango e ci tornerò di continuo, ma vale la pena di dare subito qualche chiarimento al riguardo.

Portare il corpo "in asse" non è difficile e mi è stato insegnato questo semplice metodo:

- in piedi davanti a una parete
- giratevi e appoggiate alla parete le scapole
- con le gambe diritte e i piedi uniti, portate i talloni a toccare la base della parete
- appoggiate la parte posteriore della testa alla parete, guardando diritto di fronte a voi

A questo punto dovreste avere quattro punti del corpo in contatto con la parete: testa, scapole, glutei e talloni.

- mantenendo il corpo rigido come un bastone (ma, attenzione! tenendo rilassati collo, spalle e braccia), staccate dalla parete nello stesso momento la testa, le scapole e i glutei; per farlo correttamente, si sarà costretti a far lavorare i muscoli dei piedi e le caviglie

Si percepirà chiaramente il passaggio del peso del corpo in prevalenza sulla metà anteriore dei piedi.

- continuate a spostare il peso sull'avampiede, mantenendo in posizione il resto del corpo, fino a quando i talloni non iniziano appena a staccarsi da terra
- invertite il movimento fino a recuperare una lieve aderenza a terra con i talloni e fermarsi in questa posizione.

Da questa posizione è possibile effettuare un semplicissimo esercizio che ha effetti meravigliosi sul controllo del proprio equilibrio corporeo. 
Si tratta semplicemente di effettuare leggeri trasferimenti di peso in tutte le direzioni, senza cambiare l'assetto del corpo: in avanti, indietro, a destra e a sinistra. 
L'impulso deve partire dai piedi e, attraverso la sola mobilità delle caviglie, deve propagarsi al resto del corpo che rimane diritto come un bastone. Si sentirà subito un intenso lavorìo di tutti i muscoli del corpo, soprattutto dei muscoli chiamati "stabilizzatori" proprio perché ci permettono di mantenere l'equilibrio in stazione eretta (un equilibrio per sua natura instabile) attraverso una continua azione coordinata.
Quando si sarà presa confidenza, si potranno effettuare movimenti più complessi: circolari in senso orario e antiorario, a "otto", ecc.
Gradualmente, si riuscirà ad aumentare l'ampiezza di queste oscillazioni pur mantenendo un perfetto assetto e senza "barare" con movimenti compensativi della testa, delle braccia, del bacino o delle ginocchia. Solo i piedi e le caviglie devono lavorare attivamente!

Una volta diventati esperti, rendete l'esercizio leggermente più difficile eseguendolo a occhi chiusi. Vedrete che tutto si complica, perché non abbiamo più gli occhi ad aiutarci a mantenere i punti di riferimento delle direzioni dello spazio.

Terminate l'esercizio sempre nella posizione ideale di partenza, quella con il peso spostato verso la parte anteriore del piede, ma con i talloni ancora aderenti a terra.

Non sottovalutate l'importanza di esercizi come questo, apparentemente elementari. Se cominciate a guardarvi in giro, per strada, sui mezzi pubblici, a scuola o al lavoro, noterete come quasi nessuno mantiene una postura corretta del corpo. Se invece osservate qualsiasi professionista di danza, ginnastica, arte marziale, equilibrismo, acrobazia o altro, noterete che ogni movimento inizia a partire da una postura perfettamente in asse e che il costante controllo dell'asse è parte essenziale della riuscita di ogni movimento o figura.

Buon esercizio e alla prossima!

Gabriel



 





giovedì 5 gennaio 2017

Cosa serve per cominciare

La lista dei requisiti minimi che ho dovuto soddisfare per iniziare a imparare a ballare il tango è molto breve. Infatti ho dovuto soltanto trovare:
- un paio d'ore disponibili, una volta alla settimana, per andare a lezione
- il denaro necessario per pagare le lezioni: i prezzi variano molto e per di più non sono troppo correlati alla qualità dell'insegnamento
- una buona scuola di tango.

I corsi collettivi sono più economici delle lezioni private, però con queste ultime si impara molto di più, a parità di tempo e impegno. Attenzione! Ho detto che si impara di più, non più in fretta!

Tornerò spesso su questo problema del tempo necessario per imparare il tango.

In conclusione, ho stabilito di potermi permettere lezioni private a una tariffa intorno ai 25 euro all'ora e, su questa base, ho cercato su Internet la pubblicità di corsi di tango argentino. Quasi ovunque è diffusa la pratica di offrire una prima lezione dimostrativa gratuita, che serve sia per capire meglio se il tango è per noi, sia soprattutto se gli insegnanti sono bravi, simpatici, pazienti, competenti, ecc.
Il consiglio è di approfittare di queste occasioni, provando diverse scuole e confrontando le impressioni ricevute. Si tenga conto che il primo insegnante di tango è importantissimo, perché darà una sorta di impronta al nostro modo di ballare e addirittura di "sentire" il tango. 

Nella mia esperienza, sono stato fortunato: al primo tentativo ho imbroccato subito la scuola che faceva al caso mio e la mia insegnante mi ha subito dato i primi consigli, che riporto di seguito.

Per ballare bene serve un abbigliamento comodo, che non leghi il corpo e permetta movimenti liberi. Si deve prevedere sempre la possibilità di aggiungere o togliere uno "strato", in modo da tenere il corpo caldo senza però sudare troppo. 
Può sembrare superfluo ricordarlo, ma il tango si balla abbracciati, quindi a stretto contatto di "naso": igiene personale, indumenti puliti e alito fresco sono il trio vincente!
Per gli stessi motivi, è bene non esagerare dal lato opposto con i dopobarba e i profumi. 

L'unico accessorio sul quale è stata spesa qualche parola in più sono le scarpe.
Per ballare bene il tango, le scarpe devono essere comode, flessibili, avvolgenti, con la suola scorrevole e con il giusto tacco.
Se avete in guardaroba un paio di scarpe così, non c'è bisogno di comprarle fin da subito. Però prima o poi arriverà il momento in cui una scelta oculata dovrà essere fatta. 
Vediamo allora meglio queste caratteristiche, una per una.

Comodità: ballare con scarpe che stringono, premono, o all'opposto ciottolano da tutte le parti, è una vera tortura. Le scarpe comode sono, molto semplicemente, quelle che ci si dimentica di avere indosso. Le dita del piede devono essere libere di muoversi e non devono toccare con le punte l'interno della scarpa: ballando, questo contatto diventerebbe presto fonte di irritazioni e dolore. La scarpa, insomma, deve calzare come il proverbiale guanto. La pelle è sempre il materiale migliore, anche perché permette una buona traspirazione del piede.

Flessibilità: la struttura della scarpa deve permettere al piede di piegarsi in modo naturale durante la camminata. Per testare questa capacità, basta prendere la punta della scarpa e piegarla verso l'alto: se la scarpa si può piegare facilmente in due senza usare troppa forza e senza danneggiarsi, allora va bene.

Avvolgenza: il piede, nel tango, deve compiere molti movimenti a distanza millimetrica dai piedi e dagli indumenti del partner, per cui la forma della scarpa non deve avere bordi, sporgenze e tantomeno fibbie o decorazioni che possano facilmente impigliarsi.

Suola scorrevole: le scarpe da tango hanno la suola realizzata con pelle di bufalo, scamosciata, che assicura l'aderenza ideale al parquet della scuola di ballo o della milonga. Nel caso in cui si debba ballare su una superficie più ruvida, ad esempio su cotto o ceramica, queste suole si rovinerebbero presto e si può allora ripiegare sul vero cuoio, magari un po' ammorbidito e ripulito da piccoli sassi e detriti attraverso una vigorosa spazzolatura con la spazzola a fili metallici che si usa per ravvivare le scarpe scamosciate. Sono sconsigliabili le scarpe con suola di gomma, perché la loro eccessiva aderenza può ostacolare i movimenti rotatori del piede appoggiato ("pivot") portando, nei casi più sfortunati, alla distorsione del ginocchio o ad altri infortuni analoghi.

Tacco: per l'uomo è utile avere il tallone rialzato tramite un tacco (tipicamente da 20 fino a 35 millimetri). In tal modo viene favorita in modo naturale la postura in avanti del corpo e la distribuzione del peso sull'intera pianta del piede, con una leggera prevalenza sull'avampiede. Questo assetto permette la camminata agile ed elegante, quasi "felina", che caratterizza il buon ballerino di tango.



Le scarpe possono essere tipo "sneakers" per le ore di lezione e le occasioni meno formali, oppure più eleganti o perfino eccentriche per le serate in milonga. 





Alla prossima!

Gabriel

mercoledì 4 gennaio 2017

Il tango è come la vita

L'incontro con il tango non lascia quasi mai indifferenti e la curiosità, all'inizio, supera ogni altro sentimento. Questo è un bene, poiché è sufficiente incrociare una qualunque coppia impegnata in un tango - non importa il suo livello di maestria - per sentirsi subito attratti e vogliosi di imitare quei gesti allo stesso tempo misurati e audaci. 
Bia loretta:
Tuttavia, appena si comincia ad approfondire, ci si trova di fronte a un vero e proprio universo, in cui è facilissimo smarrirsi e - di conseguenza - perdersi il meglio.






























E' bene capire prima possibile che, senza un bravo maestro o una brava maestra, sarà quasi impossibile riuscire ad arrivare a ballare un buon tango, qualsiasi cosa si voglia intendere con questo aggettivo.
Anche i maestri non sono tutti bravi allo stesso modo: ce ne sono di ottimi, di buoni, di mediocri. Saper insegnare il tango è un'arte aggiunta al saperlo ballare molto bene.Voglio dire che un maestro molto bravo è - oppure è stato - sicuramente anche un ottimo ballerino, mentre non è necessariamente vero il contrario. 

Da circa tre anni faccio settimanalmente un'ora di lezione privata con la mia insegnante. Sono partito da zero, senza alcuna precedente esperienza di ballo (di nessun tipo di ballo), ma con una buona educazione musicale. Io mi sono presentato da singolo, ma è molto frequente che siano coppie a chiedere di poter frequentare le lezioni private. Esistono inoltre i corsi di gruppo, le cosiddette "classi", talvolta suddivise per categorie: principianti, intermedi, avanzati.

In queste note proverò a descrivere il mio ingresso nell'universo del tango, le difficoltà che incontro e le soddisfazioni che ottengo. Spero in questo modo di invogliare qualcuno a seguire le mie orme e ad avventurarsi in questo ballo così pieno di fascino che, se osservato attentamente, riunisce in sé moltissime cose:
- è una disciplina fisica e mentale i cui principi non sono troppo dissimili da quelli di certi stili interni delle arti marziali cinesi, ad esempio il Tai Chi
- è una forma di comunicazione interpersonale molto profonda fra i due partner che ballano
- è  un prodigioso fattore di riequilibrio personale
- è una ricca tradizione storico-culturale
- è un movimento che da oltre un secolo continua a rinnovarsi e ad evolvere in forme sempre nuove e intriganti.
beautiful:

Per descrivere il lavoro che svolgo con la mia insegnante, utilizzerò anche una notazione originale, specifica per il tango, da me sviluppata e che si ispira ai principi del sistema Bodirsky (M. Bodirsky - Ein Notensystem für Tango Argentino, Tangodanza, n.3, 2004, 71-75).

Gabriel