Questo approccio, tuttavia, si rivela presto abbastanza frustrante per l'allievo, poiché ballando "per figure successive" si ottiene un tango povero, schematico, ripetitivo e facile da dimenticare. Succede così che noi uomini, ai quali tocca la guida, ci troviamo spesso improvvisamente paralizzati, con la mente vuota, incapaci di proporre qualcosa di diverso e di stimolante all'occasionale partner. Ancora peggio, ci ritroviamo a ballare sempre "lo stesso tango", la stessa sequenza di figure imparate a pappagallo, senza tenere conto del brano musicale e dell'orchestra che lo esegue.
Le nostre partner, ovviamente, si adeguano come possono, diventando anche loro rigide e prevedibili.
Soltanto un'assidua pratica può in parte supplire a questi limiti.
In effetti, il massimo che si può ottenere ballando "per figure" è di riuscire a ballare bene con una sola partner: quella che ormai sa a memoria quello che stiamo per fare e quasi ci anticipa. Cambiando partner, tutto crolla. Dove finisce, allora il fascino di questo ballo, nato proprio per favorire un incontro armonico ed eccitante tra perfetti sconosciuti?
Con la mia insegnante Eleonora (ho ricevuto il suo consenso, quindi posso chiamarla con il suo nome), abbiamo spesso parlato di questo problema. La conclusione, ci sembra, è che per arrivare a ballare un tango di buon livello, bisogna che ciascuno dei due ballerini della coppia sia in grado di saper cogliere le opportunità che l'altro gli offre. Solo così il tango diventa dialogo: proposta, ascolto e risposta. E solo così il tango diventa un'espressione di libertà personale e di accettazione della libertà altrui allo stesso tempo.
Tecnicamente, la prima e più facile espressione di questa libertà è basata sulla considerazione che fra due passi consecutivi qualsiasi, esiste un punto di collegamento invariabile, in cui entrambi i ballerini si ritrovano almeno per un brevissimo istante praticamente fermi, abbracciati e con i talloni riuniti, ma attenzione! ciascuno con il peso su un solo piede.
Si tratta di quello che ho deciso di chiamare il punto morto superiore del passo, o PMS.
Si noti che il punto morto superiore non arriva a conclusione del passo, bensì durante quest'ultimo, stando alla definizione che ho dato altrove.
Questa condizione di PMS è importantissima da comprendere, se non altro perché è l'unica in grado di rendere possibile il cambio di direzione coordinato e armonico da parte della coppia. Tutti i pivot, giros, ochos ecc. si impostano e si realizzano a partire da un PMS ben impostato.
Quando la coppia è al PMS, l'uomo ha - almeno teoricamente - la libera scelta fra 6 alternative di base su dove mandare la propria gamba libera e appoggiare il piede per concludere il passo. La risposta della donna avrà altrettante possibilità. Naturalmente, a ciascuno di questi movimenti della gamba libera potranno essere associati movimenti diversi della metà superiore del corpo di ciascuno dei due ballerini, con conseguente sviluppo di figure sempre nuove.
Ma non complichiamo anzitempo le cose e vediamo quali sono queste 6 alternative di base che si presentano quando si esce dal PMS e si va ad appoggiare il piede libero a conclusione del passo.
Nel caso in cui il piede di appoggio sia il sinistro, le posizioni risultano ovviamente invertite, come si vede in questa seconda figura.
Ogni volta che la coppia si trova nel PMS di un passo, il piede libero di ciascun ballerino è in "posizione 1".
Le frecce azzurre indicano due cose ben precise:
- dalla posizione 1 il ballerino può andare in una qualsiasi delle altre posizioni
- nel tango, il piede libero non passa mai da una posizione all'altra senza prima tornare in posizione 1 (non ci sono, ad esempio, frecce che passano direttamente da 3 a 2; la sequenza corretta per un passo del genere sarebbe 3-1-2, con il PMS ben marcato al centro del passo)
Vi ricordo a questo punto l'esercizio descritto in un precedente post, in cui il piede libero spazzava il pavimento allungandosi in direzioni diverse: riconoscerete a questo punto le 6 posizioni sopra illustrate. Provate a ripeterlo cercando di focalizzare bene il punto morto superiore di ciascun movimento.
Mi fermo qui, per il momento. Nel prossimo post vedremo come scrivere questi 6 movimenti fondamentali in Gabonotation.
Alla prossima!
Gabriel