I principianti come il sottoscritto sono sempre preoccupati di "dove mettere i piedi", come se ballare il tango significasse soprattutto saper compiere passi aggraziati, evitando di pestare i piedi o, peggio ancora, di calciare senza pietà gli stinchi del partner.
C'è anche questo, ovviamente.
Però è bene ricordare sempre che i nostri piedi - se ci pensiamo un attimo - hanno "soltanto" il compito di rimanere sotto al resto del corpo, così da assicurare l'equilibrio. Un compito fondamentale, ma che si svolge solo come azione riflessa.
Osservando i passanti per strada, ci si accorge facilmente come nessuno cammini mandando avanti per primo il piede. I pochi che lo fanno si notano facilmente e danno l'impressione di essere malfermi sulle gambe, di avere qualche problema di deambulazione. Chi cammina bene, prima sbilancia il corpo e dopo manda avanti il piede.
Nel tango è la stessa cosa: è il tronco (anzi: il cuore) del ballerino che si muove in una certa direzione. L'intenzione, la guida, la "marca" viene da lì: dall'area del plesso solare.
I piedi, in un certo senso, "vengono dietro" per evitare una rovinosa caduta e - subito dopo - per consentire il recupero del perfetto asse sulla nuova gamba di appoggio.
Muovendo per primo il cuore e rimanendo col corpo in perfetta postura, i piedi andranno magicamente al posto giusto.
Altrettanto magicamente, purché il cuore del leader abbia fatto il primo movimento, succederà che il cuore della partner si muoverà nella direzione appropriata; i piedi di lei seguiranno immediatamente, evitando così ogni pestone e ogni calcio.
Quindi, ballare bene il tango è facile: basta ricordarsi che è il cuore, a muoversi per primo.
Alla prossima
Gabriel
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